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Nella estrema varietà dell'induismo si trovano dei valori comuni a tutti i credenti, ovvero:
• la fede nel Dharma (Legge Cosmica, il modo in cui tutte le cose sono)
• Samsāra (Reincarnazione, rinascita)
• Karma (azione, il ciclo di causa-effetto)
• il Moksha (liberazione, trascendenza) di ogni anima attraverso dei percorsi spirituali quali:
o Bhakti (devozione)
o Karma (inteso come azione personale)
o Jñāna (Illuminazione, Conoscenza)
• e naturalmente con la fede in Dio (Īśvara).
La trasmigrazione dell'anima è regolata dal Karma: la filosofia del Karma è basata sulle azioni compiute dal soggetto, che resteranno impresse sulla sua anima (Ātman) dell'essere individuale (jīva), attraverso un ciclo di nascita e morte fino alla liberazione definitiva (mokṣa)
La teoria secondo la quale ci si possa convertire all'Induismo è contestabile. Infatti l'Induismo non è una fede evangelica come il Cristianesimo o l'Islam essendo totalmente assente dagli scritti induisti il momento della conversione religiosa, per uno straniero l'essere o meno indù dipende dalla sua accettazione come parte della comunità induista. L'Induismo, infatti, riconosce come egualmente validi numerosi cammini spirituali.
Peculiare è anche il fatto che, benché la mitologia indiana riconosca l'esistenza di esseri demoniaci (asura o rakshasa), opposti ai deva, la filosofia indiana non crede all'esistenza di un Diavolo, causa di tutto il male.
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Benché l'induismo sia il nome comune di un insieme di culti diversi, ogni indù condivide un nucleo di valori comuni. La somma di questi valori identifica il credente indù.
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venerdì, dicembre 10, 2010
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Dare una definizione veritiera di induismo sembra un'impresa azzardata, tanto il concetto è complesso e multiforme. È dunque preferibile passare in rassegna l'induismo attraverso le sue idee e le sue pratiche. L'induismo esiste attualmente su due piani differenti, il primo basato puramente sulla fede e il secondo basato sulla filosofia, anche se spesso i due piani si incrociano.[senza fonte]

Approfondimento
Si può tracciare un parallelo interessante tra la trinità cristiana e le tre divinità principali del Pantheon induista, che prendono il nome di Trimurti: Brahma, Vishnu e Shiva. Sono i tre aspetti fondamentali del Divino, così come l'onda e il fotone sono due aspetti della luce. Brahma rappresenta il creatore, Vishnu il conservatore e Shiva il distruttore all'interno del ciclo dell'esistenza. Spesso la Trimurti è venerata come un'unica deità, così come nella tradizione cristiana si parla di Dio "Uno e Trino" al tempo stesso.[senza fonte]


• Il piano filosofico:
Si contano tradizionalmente sei antiche astika o scuole di filosofia ortodosse (ortodosse perché accettano l'autorità dei Veda), dette Darshana o Shad Dharshana (le Sei Darshana): Nyaya, Vaisheshika, Samkhya, Yoga, Purva Mimamsa (o semplicemente Mimamsa) e Uttara Mimamsa (o Vedānta). Le nastika, o scuole non ortodosse, che non sono qui trattate, sono il giainismo, il buddhismo, il chārvāka, e l'ateismo antico classico dell'India che confuta l'esistenza dell'anima o Ātman.
• Il piano della fede:
Contrariamente all'opinione popolare, il vero induismo non è né politeista né monoteista, ma è propriamente una religione enoteista. Le diverse divinità e avatara adorati dagli indù sono considerati come diverse forme dell'Uno, il Dio Supremo, o Brahman, che egli adotta per rendersi accessibile all'uomo ( attenzione a non confondere Brahman, l'Essere Supremo e fonte ultima di ogni energia divina, con Brahma, il creatore del nostro universo particolare).
[senza fonte] Il Brahmanesimo, che è la forma moderna della religione vedica si divide in rami, essi stessi divisi in varie correnti[senza fonte]:
• il Visnuismo, o vaishnavismo, che si rapporta all'Uno in quanto Vishnu, o tramite uno dei suoi avatar. I libri sacri sono il Bhāgavata-Purāna spesso chiamato Shrīmad-bhāghavatam, e la Bhagavad-Gītā.
• lo Shivaismo, o shaivismo, che si rifà principalmente al culto di Shiva, divinità pre-vedica adorata inizialmente con il nome di Rudra, a cui è dedicato lo Shiva Purana.
• il Tantrismo che si suddivide in due o tre filoni secondo le classificazioni e il cui scopo è la realizzazione della shakti, l'energia vitale spesso associata a una forma di Devī, la Dea madre dai molti nomi (Kali, Durga, ecc.)
Ciascuno di questi culti si pratica con i medesimi mezzi filosofici o di yoga, sono solo i loro metodi che differiscono. Questi culti non devono essere considerati come delle "chiese", perché non esiste alcun dogma, e perché le credenze individuali sono sempre rispettate. La maggior parte degli indù si considera non appartenente a nessuna "setta" in particolare. Ci sono altresì numerose organizzazioni riformatrici, come l'Arya Samaj ("Società degli Arya") che adottano il monoteismo e la fede nei Veda, ma respingono l'idolatria.
I Vaishnava, che costituiscono approssimativamente l'80% degli indù di oggi, adorano uno dei tre più recenti avatar - o incarnazioni terrestri - di Vishnu come divinità principale. Il settimo avatar di Vishnu è Rama, l'ottavo è Krishna, e il nono cambia secondo le fonti: è identificato con Buddha nella grande maggioranza delle scuole, ma anche, più raramente e meno seriamente, con Gesù Cristo. L'integrazione di Buddha nel pantheon indù è comparsa tardi, probabilmente nell'VIII secolo; questo procedimento - in fin dei conti abbastanza ardito - è l'espressione della controriforma brahmanica al Buddhismo, iniziata nel II secolo a.C. Alcuni riconoscono tutti i personaggi menzionati come veri avatar, aumentando così il numero tradizionale di dieci avatar (incluso Kalki, che apparirà alla fine dell'era presente, il Kali Yuga) fino a 27.
La maggior parte degli indù restanti (il 20% del totale) sono Shivaiti; il resto si consacra a Shakti, o Ishvari, una delle cui forme è la dea Kali, una divinità benefica e terrifica al tempo stesso. Tuttavia, solitamente, il credente induista possiede nella propria dimora le rappresentazioni (murti) di molte di queste (ed altre) forme di Dio (Īśvara).
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Il termine italiano «induismo», così come tutti i termini correlati al subcontinente indiano con cui condivide la radice, si fa derivare dall'antica parola utilizzata, fin dall'epoca Achemenide, per indicare il fiume Indo. Inizialmente il termine Hindū, prettamente geografico, non faceva quindi alcun riferimento a un sistema di credenze religiose: l'allargamento del suo significato ebbe origine all'epoca della diffusione del cristianesimo per designare gli indiani non convertiti, ovvero coloro che abitavano al di là del fiume Indo, nei territori ancora non sottomessi all'Islam.
Dopo la colonizzazione britannica, il termine inglese Hinduism fu impiegato per indicare un insieme variabile di fatti religiosi e tradotto nelle principali lingue europee.
Nel 1966 la Corte suprema dell'India ha definito il quadro dell'induismo sui seguenti principi:
1. l'accettazione rispettosa dei Veda come la più alta autorità riguardo agli argomenti religiosi e filosofici, e l'accettazione rispettosa dei Veda da parte dei pensatori e filosofi induisti come base unica della filosofia induista;
2. lo spirito di tolleranza e di buona volontà per comprendere e apprezzare il punto di vista dell'avversario, basato sulla rivelazione che la verità possiede molteplici apparenze;
3. l'accettazione, da parte di ciascuno dei sei sistemi di filosofia induista, di un ritmo dell'esistenza cosmica che conosce periodi di creazione, di conservazione e di distruzione, periodi, o Yuga che si succedono senza fine;
4. l'accettazione da parte di tutti i sistemi filosofici induisti della fede nella rinascita e preesistenza degli esseri.
5. il riconoscimento del fatto che i mezzi o i modi di raggiungere la salvezza sono molteplici;
6. la comprensione della verità che, per quanto grande possa essere il numero delle divinità da adorare, si può essere induisti e non credere che sia necessario adorare le murti (rappresentazioni) delle divinità;
7. a differenza di altre religioni o fedi, la religione induista non è legata a un insieme definito di concetti filosofici.

L'induismo, tradizionalmente denominato "Insegnamento eterno" in quanto non proveniente dall'esperienza umana, è peraltro più un modo di vivere, di pensare e di organizzare la stessa società in modo religioso, che una religione organizzata. Il riferimento tana Dharma indica che un "induista" è colui che crede alle credenze religiose riportate nei Veda (devanāgarī वेद, "sapere", "conoscere" riferito al sacro)[3]. I Veda sono tra le scritture religiose più antiche del mondo e il loro insegnamento complessivo indica nella natura dell'uomo una realtà sacra. Il divino è presente in ogni essere vivente. La religione induista è dunque una ricerca e una conoscenza di sé, una ricerca del sacro presente in ogni individualità.
Tuttavia va riconosciuto il carattere profondamente etnico di questa fede religiosa. Tale base etnica è inequivocabilmente dimostrata dal fatto che presso i principali santuari dell'induismo [4], appartenenti a differenti darśana, possono avere ingresso solo gli indiani appartenenti ad un varṇa, a prescindere dalla loro fede religiosa, e non i non-indiani, anche se professanti una fede induista.
Il più tardo Vedānta riconosce che ci sono molti approcci diversi a Dio, e tutti sono validi. Non importa quale genere di pratica spirituale si conduca, poiché ognuna conduce al medesimo stato di realizzazione del Sé. Così i Vedānta insegnano il rispetto di tutte le credenze e si distinguono dalla maggior parte delle altre fedi maggiori per il loro forte incoraggiamento alla tolleranza verso questi diversi sistemi di fede.
In sanscrito, il termine Sindhu indica in senso generale una distesa d'acqua (un mare, o un lago), ed in particolare il fiume Indo. Gli Arya chiamavano il proprio territorio Sapta Sindhu, la terra dei sette fiumi (tra i quali appunto l'Indo), con un'espressione attestata numerose volte nel Rig-veda. Il suono /s/ (iniziale e intervocalico) in persiano antico diventa /h/, e così nell'Avesta Sapta Sindhu diventa Hapta Hindhu. La regione a est del fiume Indo diventa così l'Hindustan, e i suoi abitanti sono chiamati "hindu" (indù) dai Persiani e, più tardi, da Greci e Romani. L'utilizzo del termine hindu nell'accezione di "abitanti dell'India", probabilmente per influenza iranica, è attestato in alcuni testi medioevali in sanscrito, quali Bhavishya Purâna, Kâlikâ Purâna, Merutantra, Râmakosha, Hemantakavikosha ed Adbhutarûpakosha.
L'induismo è definito anche "arya dharma", la religione degli Arya (e quindi nobile) e "Vaidika Dharma", la religione dei Veda.
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L'Induismo (o, secondo alcuni orientalisti italiani, più correttamente Hindūismo) tradizionalmente denominato Sanatana dharma (sanscrito सनातन धर्म, IAST Sanātana dharma, «Insegnamento eterno»), è una tra le più antiche delle principali religioni del mondo e, con circa 1 miliardo di fedeli, di cui 900 milioni in India[2], è attualmente la terza più praticata, dopo il Cristianesimo e l'Islam.
Dare una definizione unitaria dell'Induismo è difficile, poiché esso – più che una singola religione in senso stretto – si può considerare una serie di correnti religiose, devozionali e/o metafisiche e/o filosofico-speculative eterogenee, aventi sì un comune nucleo di valori e credenze, ma differenti tra loro a seconda del modo in cui interpretano la tradizione, e a seconda di quale aspetto diviene oggetto di focalizzazione per le singole correnti.
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• Induismo
o Yoga
o Śivaismo
o Vaishnavismo
o Samkhya
o Vedānta
• Jainismo
• Sikhismo
• Buddhismo
• Confucianesimo
• Neoconfucianesimo
• Legismo
• Moismo
• Taoismo
• Zen
• Amidismo
• Shintoismo
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Curiosamente, la logica aristotelica e la logica formale tradizionale falliscono proprio nello spiegare una delle teorie più avanzate e dettagliate nelle scienze naturali: la teoria dei quanti. È esemplificativo il dualismo onda-particella, e i molti casi in cui il principio dell'aut-aut (principio del terzo escluso) non vale: ad esempio tutta l'informatica quantistica si basa sul concetto di qubit, dove il valore di un elemento d'informazione non è o 0 o 1 (cioè non è binario), ma una sovrapposizione di stati, né completamente 0, né completamente 1. Nell'immediato dopoguerra molti furono i successi nella fisica quantistica nell'oriente, proprio perché questo modo di pensare era più vicino alla loro concezione del mondo, alla loro filosofia.
In anticipo di secoli sull'occidente, Cinesi e Indiani avevano sviluppato metodi matematici molto avanzati: siamo indebitati con gli Indiani per aver sviluppato un'aritmetica in cui il valore di un numero non era basato sulla quantità dei segni, ma sulla posizione. Oltretutto avevano già scoperto il teorema di Pitagora almeno 5 secoli prima di Platone (vedi il teorema cinese del resto e il Sulvasutra indiano).
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Con filosofie orientali si indicano, in senso lato, le tradizioni speculative del continente asiatico.
L'insieme di Weltanschauung (visione del mondo), etica e morale offerto da molte tradizioni orientali è paragonabile alle tradizioni filosofiche occidentali. Ad esempio, nel Buddhismo esistono svariate scuole, tra cui la Theravāda (la "scuola degli anziani", da alcuni detta Hīnayāna, "veicolo inferiore"), che tratta più di filosofia personale, ma anche il Mahāyāna o "grande veicolo", di impostazione più simile alla filosofia occidentale.
In Cina si sono sviluppate nei secoli varie scuole di pensiero molto diversificate, alcune delle quali, come la Taoista e la Moista, hanno contribuito allo sviluppo di una visione del mondo naturalistica, altre, come la Logicista, hanno iniziato un interessante studio della logica (che non è però proseguito) in una maniera che ricorda la Sofistica. Il Confucianesimo, il Taoismo ed il Legismo hanno dibattuto sulla natura dello stato e della politica. Infine, i Naturalisti svilupparono il discorso sul monismo naturalistico e diedero le basi teoriche per il pensiero scientifico cinese.
La trasmissione da maestro ad allievo, che spesso viene considerata tipica delle filosofie orientali, avviene attraverso dialogo e confronto, e non esclusivamente attraverso dogmi: basti pensare ai koan: enigmi, indovinelli da risolvere mediante ragionamento filosofico e non logico, poiché in un certo senso trascendono la logica. Proprio questa apertura mentale porta all'esistenza, nelle filosofie orientali, di diverse scuole senza che vi siano netti scismi: senza dogmi fissi, si accettano le teorie delle altre scuole come si accettano diverse teorie fisiche, finché una non si dimostra migliore delle altre.
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Questo è l' elenco delle arti marziali praticate nel mondo:

Arti marziali africane
Camerun
• Lotta dei Duala
Egitto
• Scherma egiziana
Kenya
• Massaï
Senegal
• Dioula (arte marziale)
• Lotta senegalese
Sudafrica
• Amok
• Scherma Zulu
Sudan
• Lotta della Nuba
Altre arti marziali africane
• Canarian fighting
• Kalindi Lyi
Arti marziali asiatiche
Arti marziali cinesi (中國武術)
I centinaia di differenti stili di arti marziali cinesi sono chiamate collettivamente Kung-fu (功夫), Wu-shu (武術), Kuo-shu (國術), o Quan-Fa (拳法) a seconda delle persone o gruppi di esse che le praticano.
• Interni o stili morbidi 內家, nei chia, (pinyin nèi jiā):
o Baguazhang (八卦掌 Pa Kua Chang)
o Liuhe Bafa (六合八法 Liu He Pa Fa, Lok Hup Ba Fa)
o Kenpō
o Taijiquan (太極拳 T'ai Chi Ch'uan)
o Wuji quan
o Xingyiquan (形意拳 Hsing-i Ch'uan)
o Yiquan (意拳 I Ch'uan)
o Wing Chun (詠春)
• Esterni o stili duri 外家, wei chia (py wài jiā):
o Bai He Quan
o Bajiquan (八極拳)
o Black Tiger Kung Fu (黑虎拳)
o Chin Na (擒拿)
o Choy Lay Fut (蔡李佛)
o Chuo Jiao (戳腳)
o Do Pi Kung Fu
o Yingzhaoquan (鷹爪翻子拳)
o Emei Quan (峨嵋拳)
o Fanziquan (翻子拳)
o Hop Gar
o Hung Gar (洪家)
o Lohan Quan
o Mei hua quan (梅花拳)
o Houquan (猴拳)
o My Jong Law Horn (迷蹤羅漢拳)
o Nanquan (南拳)
o Pak Mei (白眉拳)
o Wu Jia Quan Fa
o San shou (散手)
o Sanda
o Shaolinquan (少林拳)
o Shuai Chiao (摔跤 Shuaijiao)
o Shequan (蛇拳)
o Tantui (彈腿/譚腿)
o Ta Fang Tao (Da Feng Dao)
o Tang Lang Quan
o Tompei Quan (通背拳)
o Yau Kung Mun
Indonesia
• Kuntao
• Silat
• Tarung Derajat
Arti marziali indiane
• Gatka
• Kalarippayattu = Kalari payattu
• Nillaikalakki Silambam
• Marma Adi
• mallak-rida
• malla-yuddha
• niyuddha-kride
• Vajra Mushti
Arti marziali giapponesi (日本武芸)
(vedi anche budo, koryu budo and gendai budo)
• Aikido (合気道)
• Aikijutsu (vedi Daito Ryu)
• Bōjutsu (棒術), praticata con l'ausilio di un bastone di legno (Bo) lungo circa 182 cm.
• Bujinkan (武神館)
• Iaido (居合道、居合術 Iaijutsu)
• Jikishinkage ryu
• Jojutsu (杖術)
• Jodo
• Jūdō (柔道)
• Jujutsu (柔術、 Jiujitsu, Jujitsu)
• Jutaijutsu (柔体術)
• Karate (空手)
o Daido Juku
o Shotokan Karate
o Shotokai Karate
o Wado-ryu Karate: lo stile della pace
o Shorin-ryu Karate
o Shorei-ryu Karate
o Goju-ryu Karate
o Uechi-ryu Karate
o Isshin-ryu Karate
o Kyokushin-kai Karate
o Kyokushin-kan Karate
o Seido Karate
o Shito-ryu Karate
o Chito-ryu Karate
o Fudokan Karate
o Shuri-te (Tode di Okinawa)
o Naha-te (Tode di Okinawa)
o Tomari-te (Tode di Okinawa)
• Kenpo (拳法)
• Kendo (剣道)
• Kenjutsu (剣術)
• Kyujutsu
• Kyudo (弓道)
• Kobudo (古武道)
• Nanbudo (南武道) (originariamente Sankukai Karate)
• Naginata-jutsu
• Naginata-do (薙刀道)
• Ninjutsu (忍術)
• Ninpō (忍法)
• Shinseikai
• Shintaido (新体道)
• Shinwa-Taido
• Shorinji Kenpō (少林寺拳法)
• Shooto (修斗)
• Shoot boxing (シュートボクシング)
• Sōjutsu ( o Yarijutsu)
• Sumo (相撲)
• Taijutsu (体術)
• Taido (躰道)
• Taikiken (太気拳)
• Taigishin Budo
• Tantojutsu (短刀術)
• Tegumi (手組)
• Tessenjutsu
• Yarijutsu
• Yoseikan budo
Okinawa [modifica]
• Kobudo
• Okinawate (karate okinawense)
Arti marziali coreane (韓國武術)
• Geomdo
• Bonguk-Geomdo
• Jundo Hapkido
• Gjogsul
• Hapkido (合氣道)
• Haidong Gumdo (海東劍道)
• Hoi Jeon Moo Sool
• Hup Kwon Do
• Hwa Rang Do (花郎道)
• Kong Soo Do
• Kuk Sool Won (國術院)
• Kumdo (劍道 Gumdo)
• Kwon Pup (拳法)
• Kyeoktooki
• Kyuki Do
• Soo Bahk Do (手搏道)
• Ssireum (씨름) - o lotta coreana
• Sul Sa Do
• Taekyon (택견)
• Tae Soo Do
• Tae Kwon Do (跆拳道)
• Tangsudo (唐手道)
• Tukong moosul (特攻武術)
• Yudo (柔道)
• Yusul (柔術)
Mongolia
• Buh o Lotta mongola
Borneo
• Silat
Myanmar
le arti marziali Burmese sono collettivamente chiamate thaing
• Bando
• Banshay
• Lethwei
• Naban
Cambogia
• Bokator o Khmer Boxing
Laos
• Lao Boxing
• Ling Lom
Tibet
• Sengueï Ngaro
• Choy gar
• Pak Hok Pai
Malesia
• Silat
Filippine
Troppe per elencarle qui; controlla la lista degli stili eskrima. La maggior parte delle arti marziali native sono derivati dell'Eskrima. Le altre arti che sono state importate recentemente o anche create o che son qualcosa di diverso sono:
• Arnis
• Buno
• Combat Judo
• Dumog
• Estoca
• Estocado
• Gokusa
• Kali Sikaran
• Kino mutai
• Kombatan
• Kuntaw
• Kuntaw Silat
• Panandata
• Sagasa
• Sikaran
• Silat
• Suntukan
Samoa Orientali
• Limalama
Singapore
• Anam Kombat
• Rhee Tae-Kwon-Do
Sri Lanka
• China adi
• Angampora
Taiwan
• Bujindo Jugempo
Thailandia
• Krabi Krabong
• Lerdrit
• Muay Boran
• Muay Thai
Arti marziali vietnamite
• Vovinam Viet Vo Dao
• Vo Co Truyen
• Vo Thuat (武秫)
• Viet Vo Dao/ Viet Vu Dao/ Viêt-Võ-Dao (越武道)
• Viet boxing (o Vo Tu Do)
• Viet Tai Chi
• Qwan Ki Do (Quan Khi Dao)
• Han Bai
• Thanh Long
• Tu-Thân
• Tran Minh Long
• Nguyen Trung Hoa
• Binh Dinh (Tay Son) (平定)
• Kim Ke
• Cuong Nhu
• Yong Chun
• Wu Tao

Uzbekistan
• Kurash
Arti marziali europee
• Boxe
• Lotta greco-romana
• Pancrazio
• Scherma sportiva
• Scherma storica
• Leonese
• Wrestling amatoriale
Danimarca
• Four Range Fighting System
• Selvforsvarsmaerket
Finlandia
• Kas-pin
• Mil Fight
• Baltkast o Lotta finlandese
Francia
• Brancaille e altri stili di 'lutte'- vedia anche link esterno[1] Brancaille e altre arti marziali francesi
• Lutta corsa
• Lutte Parisienne
• Savate o Boxe francese
• Savate-Danse du Rue
• Gouren
• Gure o Lotta bretone
Germania
• Anti Terror Kampf
• Gojutedo
• Individual Fighting Concepts Mallepree
• Kampfringen
• Kenjukate
• MilNaKaDo
• Nindokai
• Stockfechten
• Taijutsu Goju Ryu
• Taijutsu Kobu Ryu
• JuJutsu tedesco
Grecia
• Pancrazio (combattimento totale)
• Pygmachia (pugilato)
• Orthepale (lotta)
Inghilterra
• Cornish wrestling
• Cumberland wrestling
• Kosho (fictional)
• Llap-goch (a parody)
• Lutte Breton
• Purring
• Ryoute
• Spirit combat (derivato dell'inglese Aiki-Jutsu)
• Westmoreland wrestling
• Lancashire wrestling
Irlanda
• Bata
• Collar and Elbow
Islanda
• Glima o lotta islandese
Italia
• Gladiatura
• Liu-bo o bastone siciliano
• Taccaro o bastone napoletano
• Bastone genovese
• Lotta libera
• Scherma
o Scherma tradizionale
• S3T PROGRAM
• Metodo globale autodifesa (MGA)
• Sa strumpa o lotta sarda
• Scherma salentina
Norvegia
• Stav
Olanda
• Amsterdams Vechten
• Esgrima olandese
• Kickboxing olandese
Portogallo
• Jogo do Pau
• Pombo
Polonia
• Combat 56
• Signum Polonicum
• BAS-3
Russia
• Armeiskii rukopashnyi boi
• Boevoi Gopak
• Buza
• Kolo
• Kulachnoi Boya
• ROSS
• Rukopaschnij Boj
• Russky Stil
• Boxe russa
• Sambo (Sombo, Cambo, Combo)
• Samoz
• Skobar
• Slada
• Slawjano-Goritzkaja Borba
• Systema
• UNIBOS
• Velesova Borba
• Vyhlyst
• Wjun
Romania
• Club Sportiv Knock-Down Timisoara[2]
Scozia
• Greenoch
• Scottish Backhold
Serbia
• Aikido reale
• Fudokan-Šotokan (WTFSKF)
• Svibor (Society of Serbian Knightly Fighting)
Spagna
• Lucha leonesa
• Palo canario
• Lucha canaria
• Zipota
• Trisistema
• Pelea gitana
• Esgrima española
Svezia
• Byxhast-Balgtag o lotta svedese
Svizzera
• Schwingen o osenlupf o lotta svizzera
• Rangein o lotta tirolese
Ungheria
• Esgrima magiara
Arti marziali mediorientali
Iran
• Kung Fu Toa
• Razm Avar
• Koshti Pahlevanee
• Koshti Azad
• Tua system
• Sistema Zur Khuneh
Israele
• Sistema Haganah
• Krav Maga
• Kapap Lotar
Turchia
• Yağlı güreş
• Lotta turca o Lotta anatolica
Arti marziali sudamericane
Argentina
• Esgrima criolla
• Juego de cañas
• Ryong Do
• Boxeo marcial argentino
• Shangai kid
Bolivia
• Tinku
• Lucha de cholitas
Brasile
• Capoeira
• Valetudo
• Ju jitsu brasiliano
• Luta livre
• Kombato (Arte marziale militare brasiliana)
Cile
• Kollellaullin
• kechu rëpü
• 16 cortes
• Cai-ten
• Esgrima corvo
• Sung-thru
Colombia
• Grima
Ecuador
• Jutekwon
Perù
• Lu-Ju-Tai
Venezuela
• Garrote tocuyano
• Hiramatsu Kai
• Sanjal Uiam
• Karate libre
Arti marziali nordamericane
U.S.A.
• American Kempo o Kempo Karate
• Amok
• Catch As Catch Can Wrestling
• Chun Kuk Do
• Combat Submission Wrestling
• Combat Hapkido
• Grappling
• Hurricane Combat Arts (Frank Monsalve's Hurricane, Hurricane)
• Jeet Kune Do (Jeet Kuen Do, JKD, Jun Fan Gung Fu)
• Inoue grappling
• Jim Wagner Reality-Based Personal Protection
• Kajukenbo
• Kickboxing
• Marine Corps LINE Combat System sistema di combattimento del corpo dei marines
• Miletich Fighting Systems
• Stili di combattimento dei nativi americani
• PraMek
• Pro-Wrestling
• Progressive Fighting System
• Ryukyu Kempo
• Red Warrior o Tushka-homa
• Savate and Muay Thai Crosstraining (STX)
• S.C.A.R.S.
• Taiho-Jitsu americano
• To-shin do
• World War Two Combatives
o Defendo (Combato, Underwood Systems)
o Defendu (Close Quarters Combat System, Gutter Fighting, Fairbairn System)
• Zipota
Hawaii
• Hawaiian Lua
• Kajukenbo
Messico
• Yaomachtia
• Xilam
• Esgrima Colonial
• Lucha tarahumara
• Chupa porrazo
• Taekworkuot
• Lucha de piernas mexicana
Costa Rica
• Retsuken Ryu
Cuba
• Machete cubano
• Lucha del tolete
• Mani
• Kaisendo
• Kansen Ryu
• ShinKaiDo Ryu
• Kenpo cubano
Haiti
• Machete haitiano
Porto Rico
• Kyo dai Ryu
• Jiuwaithai
• Jedan-Ryu Jujitsu
Altre arti marziali
• Chi Ling Pai Gung Fu
• C'hi Kung Tit-Po-San
• Grappling
• Nanbudo
• Sanshinkai Karate
• Taekido
• Taiho-Jitsu
• Taigishin Budo
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I popoli nativi del Nord America avevano i loro addestramenti marziali che cominciavano sin dall'infanzia. Molti nativi americani si consideravano guerrieri e si allenavano con archi, coltelli, lance, asce e mazze da guerra. Queste ultime erano considerate le armi marziali più nobili, con le quali si disputavano i duelli. I guerrieri acquistavano le loro abilità nell'arco e nella mazza per tutta la loro vita. Secondo le testimonianze storiche più recenti, dimostrarono un impressionante abilità nell'uso delle mazze da guerra, tanto da essere paragonati ai maestri di spada europei.
Se si escludono le arti di combattimento degli indigeni americani, nel Nord America non sono state inventate arti marziali, ma sono piuttosto state importate quelle europee in seguito alla colonizzazione (come la boxe, la scherma e la lotta), e più tardi quelle asiatiche che hanno avuto una notevole diffusione e sviluppo nel XX secolo.
Nell'America meridionale la più famosa e diffusa arte marziale è la Capoeira, creata dagli immigrati africani in Brasile intorno al XVI secolo. Per evitare di essere puniti dai padroni, gli schiavi neri che praticavano la Capoeira la dissimulavano in una danza. Col tempo questi due aspetti si sono uniti formando un'arte che è a metà tra un ballo acrobatico e una tecnica di combattimento. Un'altra arte marziale di origine brasiliana è il Brazilian Jiu-Jitsu (noto anche come BJJ): è lo sviluppo, principalmente ad opera di Carlos ed Hélio Gracie, degli insegnamenti di jiu-jitsu impartiti dal Diplomatico e Maestro Mitsuyo Maeda durante la sua permanenza in Brasile. A metà del secolo scorso ha avuto inizio la diffusione del Vale Tudo.
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La boxe era praticata già nell'Antica Grecia
Alcune forme di arti marziali erano già presenti nelle civiltà classiche europee. Nell'antica Grecia lo spirito di combattimento faceva parte dello stile di vita e il pugilato (pygme, pyx), la lotta (pale) e il pancrazio (pankration, da pan che significa "tutto" e kratos che significa "forza") erano fra le forme di competizione olimpiche più apprezzate. A Roma erano praticate tecniche di pugilato derivanti dal pancrazio e nelle arene si scontravano gladiatori alle volte in combattimenti marziali.
Alcune forme di scherma storica (quelle forme di scherma nate prima delle tre classiche armi da scherma inserite nei giochi olimpici moderni) sono sopravvissute, e molti gruppi stanno lavorando per ricostruire le antiche arti marziali europee. Il processo di ricostruzione avviene attraverso lo studio di dipinti e di rappresentazioni di diagrammi di movimento. Questo è comunque insufficiente a carpire la dinamica di un'arte marziale, e diventano necessari sperimentazioni pratiche. In genere le persone addette alla ricostruzione di un'arte marziale sono esperte anche in un'altra simile che abbia ancora una tradizione viva, dalla quale attingono principi comuni a entrambe.
Molte delle arti marziali praticate in Europa divennero presto obsolete con l'avvento delle armi da fuoco. Alcune come il pugilato, la lotta, la scherma sono sopravvissute divenendo sport.
Arti marziali senza armi che sono sopravvissute sino ad oggi includono il pugilato inglese, la lotta olimpica, il savate francese, s'istrumpa sarda. Alcuni sistemi con armi sono sopravvissuti come sport tradizionali e come metodi di autodifesa, e sono ad esempio il Jogo do Pau del Portogallo, e il Juego del Palo delle isole Canarie.
Altre tecniche di arti marziali sono diventate sport a cui noi non diamo più un valore combattivo, tra queste ci sono alcuni esercizi ginnici come il cavallo con maniglie che simula la necessità di un cavaliere di cambiare posizione e di combattere sul dorso di un cavallo. Origini più antiche sono per il lancio del peso e il lancio del giavellotto, entrambe armi usate specialmente dai romani, e le tecniche di Scherma moderna nelle sue tre specialità: Fioretto, Spada e Sciabola.
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La scarsa presenza di fonti storiche riguardanti le arti marziali in Asia non ci permette di stabilire con esattezza la nascita e l'evoluzione di queste arti. Si sa però che la maggior parte di esse deriva per lo più da alcune tecniche di lotta della Cina del nord sviluppatesi durante la dinastia Zhou (XI-III secolo a.C.). Da queste prese forma una serie di tecniche di combattimento che già allora erano considerate un'arte e che durante la dinastia Han (206 a.C. - 220 d.C.) venivano chiamate Chi Ch'iao, che significa "abilità e talento", o Shou Po, ossia "mano che colpisce a pugno".
Le tecniche di lotta diffuse in Cina entrarono in contatto con i principi filosofici del Buddhismo Chán intorno al VI secolo d.C.; questo incontro si fa tradizionalmente risalire all'arrivo del leggendario monaco Bodhidharma nel tempio di Shaolin, anche se questo avvenimento si confonde con la leggenda. I principi filosofici del buddhismo influenzarono moltissimo le arti marziali in Cina e in Giappone, elevandole da semplici metodi di combattimento, ad arti per la ricerca della perfezione fisica e spirituale. Con la successiva diffusione di queste elaborate arti marziali per tutta la Cina, avvenne una gran differenziazione dovuta all'incontro con altre filosofie come il Taoismo e il Confucianesimo e alle condizioni geografiche in cui andarono a svilupparsi. Fu forte l'influenza che queste arti marziali proveniente dalla Cina ebbero sulle nascenti arti marziali nel resto dell'Asia.
L'insegnamento delle arti marziali in Asia ha storicamente seguito il tradizionale principio insegnante-discepolo, comune ad ogni tipo di apprendimento. Gli studenti apprendono attraverso uno stretto sistema gerarchico al cui vertice sta il maestro: Sensei (先生?) in giapponese; 老師?, pinyin lǎo shī Wade-Giles Lao Shih – vecchio maestro o 師父?, pinyin Shī fu Wade-Giles Shih fu – maestro padre in cinese; Sah Bum Nim 사범님? in coreano; Guru (गुरू) in hindi; Kallari Gurukkal in malayalam dell'India meridionale.
In alcune arti marziali influenzate dal confucianesimo, gli studenti più anziani sono cosiderati come fratelli e sorelle maggiori, quelli più giovani come fratelli e sorelle minori. Tali intime relazioni servono per formare un buon carattere, pazienza e disciplina.
Nella tradizione di alcune arti marziali gli studenti devono ricevere una certificazione da un maestro che gli permette di continuare negli studi; in altri sistemi, specialmente in Cina, lo studente non riceve alcuna certificazione rimanendo semplicemente per anni sotto la continua guida e valutazione di un maestro. Questa pedagogia, che è ancora preservata e rispettata in molti stili tradizionali, si è indebolita a vari gradi in altri ed è stata completamente rifiutata da alcune scuole, soprattutto in occidente.
In occidente l'interesse per le arti marziali dell'Asia orientale è iniziato alla fine del XIX secolo, a causa dell'incremento degli scambi commerciali tra l'America e Cina e Giappone. Le prime dimostrazioni di arti marziali erano fatte da asiatici negli spettacoli vaudeville, e questo le rese, agli occhi degli occidentali, mere esibizioni drammatiche. Con la permanenza in Giappone di molti militari statunitensi dopo la Seconda guerra mondiale, cominciò l'adozione in occidente di alcune tecniche e poi successivamente dell'intero sistema delle arti marziali, e dagli anni sessanta arti giapponesi come il karate e il Jūdō divennero molto popolari. Allo stesso modo, con la guerra in Corea, l'esercito statunitense ebbe la possibilità di scoprire la principale arte coreana, il Taekwondo, e farla conoscere in occidente. Dagli anni settanta il cinema di Hong Kong cominciò ad interessarsi alle arti marziali cinesi (lì fu coniato il termine Kung-fu per queste arti), soprattutto grazie alle grandi capacità dell'attore Bruce Lee, il quale contribuì enormemente alla diffusione del genere dapprima negli USA e successivamente nel resto del mondo. Già dagli anni ottanta i film di kung fu divennero un grande successo anche ad Hollywood.
Anche in altre regioni dell'Asia si sono sviluppate complesse arti marziali che a loro volta si suddividono in svariati stili, che sono molto meno noti in occidente. Tra esse va citata lo sport da combattimento thailandese denominato Muay Thai noto per via di alcune pellicole cinematografiche (come Ong Bak) e più in generale per il fatto che nei vari tornei di Mixed Martial Arts (combattimenti nei quali ogni combattente può scegliere l'arte che più lo aggrada) il Muay thai ha dimostrato la propria efficacia divenendo lo standard per i calci; esso deriva però da un'antica arte marziale chiamata Muay Boran che venne poi accorpata al pugilato moderno per accrescerne l'efficacia. In Indonesia si trovano un gran numero di arti che vanno sotto il nome di Silat, tra cui il Kateda e il Sindo. In India si trova la complessa arte del Kalarippayattu, in Malesia il Kuantao, in Vietnam i più noti Vovinam Viet Vo Dao e Thuật Cổ Truyền Việt Nam ( tra cui Lam Sơn võ đạo, Hóa Quyền Đạo- Phakwondo, Bình Định, Tây Sơn, Hồng Gia Việt Nam, Nhất Nam, Sa Long Cương). È difficile stabilire le origini di queste arti, che alcuni ritengono siano nate in questi luoghi, ma che hanno molti aspetti in comune con le più antiche arti provenienti dalla Cina, ad eccezione delle arti marziali indiane che sembrano essere ancora più antiche, o delle arti marziali malesi, indonesiane e filippine (Kali, Arnis, Eskrima) che hanno effettivamente una discendenza diversa, soprattutto indiana ed araba pur avendo successivamente assorbito anche dalle arti cinesi con le quali sono venute in contatto.
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La storia delle arti marziali di tutto il mondo è complessa. Molti gruppi di persone hanno avuto bisogno di difendersi in qualche momento e hanno per questo sviluppato tecniche di combattimento. Sebbene queste tecniche di combattimento si siano rivelate col tempo obsolete, soprattutto con l'avvento delle armi da fuoco, le arti marziali sono sopravvissute. Questo è in parte dovuto all'importanza culturale che le arti marziali hanno rivestito in determinate aree, e in parte alle loro funzioni di ginnastica e allenamento fisico e mentale; altri motivi sono l'applicazione sportiva che alcune di queste hanno assunto col tempo, e l'utilizzo che ne viene fatto nell'addestramento militare di alcuni paesi.
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Esiste una grande varietà di arti marziali sviluppatesi in luoghi e periodi molto diversi tra loro. In generale, esse condividono un obiettivo comune: sconfiggere fisicamente una persona, o difendersi da un'aggressione fisica. In molte arti marziali, l'apprendimento va al di là dell'abilità di combattimento, includendo l'accrescimento delle capacità fisiche, mentali e spirituali.
Una caratteristica comune delle arti marziali è la codifica di tecniche di combattimento. Un metodo tradizionale di insegnamento, soprattutto nelle arti marziali dell'Asia orientale, è la "forma" (in cinese: lu 路, in giapponese: kata 型). Questa è una sequenza di tecniche prestabilite da eseguire contro uno o più avversari immaginari; in alcune discipline sono presenti forme in cui due o più praticanti si affrontano.
In generale, nei vari sistemi di combattimento si utilizzano una o più delle seguenti tecniche: tecniche di mano (pugni, mano aperta, gomiti), tecniche di gamba (calci, ginocchia), prese, proiezioni, leve articolari, pressione su punti vitali, armi. Alcune arti marziali uniscono conoscenze mediche a quelle di combattimento, in particolare le arti marziali tradizionali cinesi insegnano anche alcuni aspetti della medicina tradizionale cinese come il qigong, l'agopuntura,e l'agopressione.
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« Se mi accorgo che qualcuno mi guarda con odio, non reagisco. Mi limito a fissarlo negli occhi, avendo cura di non trasmettergli alcuna sensazione d'ira o di pericolo. E il combattimento, prima ancora di cominciare è già finito. Il nemico da battere è dentro di noi. Le arti marziali non significano violenza, ma conoscenza di sè stessi. »
(Wang Wei, Maestro di Kung Fu e Tai Chi; 1996 )


Con arte marziale si intende una disciplina legata al combattimento che raccoglie al suo interno determinate pratiche e tecniche codificate fondate a loro volta su particolari principi fisici, culturali e filosofici.
Il termine è entrato nell'uso agli inizi degli anni sessanta quando vennero introdotte in occidente le arti marziali orientali e talvolta viene associata solo a queste ed in particolare alle arti marziali giapponesi e cinesi.
Oggi, le arti marziali vengono studiate per varie ragioni: ottenere abilità di combattimento, autodifesa, sport, salute fisica, autocontrollo, meditazione, acquisire confidenza col proprio corpo, sicurezza nelle proprie capacità e consapevolezza dei propri limiti.
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venerdì, agosto 13, 2010
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Nonostante la mancanza di completa comprensione, non si deve pensare che i movimenti dei kata non abbiano significato o funzione. Consiglio di praticare ogni tecnica pensando ad essa ed interpretandola a vostro modo, concentrando cuore e anima. Questa è la pratica.
(The heart of karate do)
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venerdì, maggio 07, 2010
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La storia delle arti marziali di tutto il mondo è complessa. Molti gruppi di persone hanno avuto bisogno di difendersi in qualche momento e hanno per questo sviluppato tecniche di combattimento. Sebbene queste tecniche di combattimento si siano rivelate col tempo obsolete, soprattutto con l'avvento delle armi da fuoco, le arti marziali sono sopravvissute. Questo è in parte dovuto all'importanza culturale che le arti marziali hanno rivestito in determinate aree, e in parte alle loro funzioni di ginnastica e allenamento fisico e mentale; altri motivi sono l'applicazione sportiva che alcune di queste hanno assunto col tempo, e l'utilizzo che ne viene fatto nell'addestramento militare di alcuni paesi.

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venerdì, aprile 02, 2010
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Esiste una grande varietà di arti marziali sviluppatesi in luoghi e periodi molto diversi tra loro. In generale, esse condividono un obiettivo comune: sconfiggere fisicamente una persona, o difendersi da un'aggressione fisica. In molte arti marziali, l'apprendimento va al di là dell'abilità di combattimento, includendo l'accrescimento delle capacità fisiche, mentali e spirituali.
Una caratteristica comune delle arti marziali è la codifica di tecniche di combattimento. Un metodo tradizionale di insegnamento, soprattutto nelle arti marziali dell'Asia orientale, è la "forma" (in cinese: lu 路, in giapponese: kata 型). Questa è una sequenza di tecniche prestabilite da eseguire contro uno o più avversari immaginari; in alcune discipline sono presenti forme in cui due o più praticanti si affrontano.
In generale, nei vari sistemi di combattimento si utilizzano una o più delle seguenti tecniche: tecniche di mano (pugni, mano aperta, gomiti), tecniche di gamba (calci, ginocchia), prese, proiezioni, leve articolari, pressione su punti vitali, armi. Alcune arti marziali uniscono conoscenze mediche a quelle di combattimento, in particolare le arti marziali tradizionali cinesi insegnano anche alcuni aspetti della medicina tradizionale cinese come il qigong, l'agopuntura,e l'agopressione.
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venerdì, marzo 19, 2010
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L'uomo moderno crede di perdere qualcosa - il tempo - quando non fa le cose in fretta; eppure non sa che cosa fare del tempo che guadagna, tranne che ammazzarlo.
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venerdì, febbraio 26, 2010
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La Bushido Karate Do di Forlì organizza uno stage il 28 febbraio dalle 9 alle 12 dedicato allo studio della respirazione e del kiai.
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venerdì, febbraio 12, 2010
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« Se mi accorgo che qualcuno mi guarda con odio, non reagisco. Mi limito a fissarlo negli occhi, avendo cura di non trasmettergli alcuna sensazione d'ira o di pericolo. E il combattimento, prima ancora di cominciare è già finito. Il nemico da battere è dentro di noi. Le arti marziali non significano violenza, ma conoscenza di sè stessi. »

(Wang Wei, Maestro di Kung Fu e Tai Chi; 1996 )

Con arte marziale si intende una disciplina legata al combattimento che raccoglie al suo interno determinate pratiche e tecniche codificate fondate a loro volta su particolari principi fisici, culturali e filosofici.
Il termine è entrato nell'uso agli inizi degli anni sessanta quando vennero introdotte in occidente le arti marziali orientali e talvolta viene associata solo a queste ed in particolare alle arti marziali giapponesi e cinesi.
Oggi, le arti marziali vengono studiate per varie ragioni: ottenere abilità di combattimento, autodifesa, sport, salute fisica, autocontrollo, meditazione, acquisire confidenza col proprio corpo, sicurezza nelle proprie capacità e consapevolezza dei propri limiti.

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venerdì, gennaio 15, 2010
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Chūshingura (忠臣蔵) è un'opera teatrale giapponese.
Il Kanadehon chūshingura, o più semplicemente Chūshingura, è forse l'opera teatrale giapponese più nota di tutti i tempi. Fu scritta da Takeda Izumo e rappresentata per la prima volta nel 1748 a Osaka al teatro Takemotoza. Essa descrive le eroiche gesta dei Quarantasette rōnin: un gruppo di samurai che vendicarono la morte del loro signore Asano Naganori, costretto al seppuku (suicidio rituale) in seguito ad un duello avvenuto all'interno del palazzo dello shogun.
In realtà Asano aveva reagito alle ripetute provocazioni di un funzionario dello shogun: Kira Yoshinaka, il quale lo aveva ripetutamente offeso. In seguito alla morte di Asano, i suoi beni furono confiscati e la sua famiglia finì in rovina. I suoi samurai persero anch'essi il loro status diventando appunto rōnin.
Trascorso un lasso di tempo sufficiente a far allentare la protezione su Kira, i samurai di Asano lo assalirono e uccisero. Rifugiatisi successivamente nel tempio Sengakuji si suicidarono tutti compiendo il rituale seppuku come estrema dimostrazione di fedeltà al loro signore.
Poco dopo i fatti, avvenuti dal 1701 al 1702, l'attacco al palazzo di Kira, in Edo, avvenne infatti il 15 dicembre del 1702, cominciarono a circolare lavori teatrali che narravano la vicenda. Il teatro all'epoca era anche un mezzo di comunicazione di eventi, solitamente drammatici.
Quando andò in scena il Chushingura di Takeda, erano trascorsi quasi cinquant'anni dagli eventi e ormai i protagonisti erano divenuti eroi popolari leggendari. L'opera che fu rappresentata in origine come jōruri (con marionette) fu riproposta nel 1749 come kabuki, genere teatrale che all'epoca costituiva lo spettacolo favorito delle classi medio-borghesi.
Tuttora il dramma è rappresentato e la vicenda commuove profondamente, i quarantasette eroi sono considerati i più puri interpreti del bushidō, l'insieme dei principi morali e comportamentali dei samurai, che sono divenuti col tempo patrimonio etico dell'intero popolo giapponese. Poiché la parola rōnin ha, nel linguaggio comune, una valenza spregiativa, i protagonisti della vicenda sono designati come "Quarantasette gishi (uomini retti)".

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