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Con filosofie orientali si indicano, in senso lato, le tradizioni speculative del continente asiatico.
L'insieme di Weltanschauung (visione del mondo), etica e morale offerto da molte tradizioni orientali è paragonabile alle tradizioni filosofiche occidentali. Ad esempio, nel Buddhismo esistono svariate scuole, tra cui la Theravāda (la "scuola degli anziani", da alcuni detta Hīnayāna, "veicolo inferiore"), che tratta più di filosofia personale, ma anche il Mahāyāna o "grande veicolo", di impostazione più simile alla filosofia occidentale.
In Cina si sono sviluppate nei secoli varie scuole di pensiero molto diversificate, alcune delle quali, come la Taoista e la Moista, hanno contribuito allo sviluppo di una visione del mondo naturalistica, altre, come la Logicista, hanno iniziato un interessante studio della logica (che non è però proseguito) in una maniera che ricorda la Sofistica. Il Confucianesimo, il Taoismo ed il Legismo hanno dibattuto sulla natura dello stato e della politica. Infine, i Naturalisti svilupparono il discorso sul monismo naturalistico e diedero le basi teoriche per il pensiero scientifico cinese.
La trasmissione da maestro ad allievo, che spesso viene considerata tipica delle filosofie orientali, avviene attraverso dialogo e confronto, e non esclusivamente attraverso dogmi: basti pensare ai koan: enigmi, indovinelli da risolvere mediante ragionamento filosofico e non logico, poiché in un certo senso trascendono la logica. Proprio questa apertura mentale porta all'esistenza, nelle filosofie orientali, di diverse scuole senza che vi siano netti scismi: senza dogmi fissi, si accettano le teorie delle altre scuole come si accettano diverse teorie fisiche, finché una non si dimostra migliore delle altre.