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venerdì, agosto 14, 2009
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Il Karate è un'arte marziale a mani nude sviluppatasi nel corso dei secoli nell'isola di Okinawa nell'arcipelago delle Ryu Kyu ed originata dalla fusione tra metodi di combattimento nati nell'isola e tecniche similari di origine cinese. Le sue radici si fanno risalire all'ormai famoso tempio di Shaolin (frequenti furono infatti i contatti con la Cina di cui Okinawa era un protettorato ed in particolare con la vicina regione del Fukien).

Questo metodo di combattimento, basato su colpi di pugno e di mano diretti e circolari, calci, proiezioni ed immobilizzazioni, era inizialmente finalizzato all'autodifesa contro le aggressioni dei briganti e dei militari degli eserciti di occupazione, prima cinesi e poi giapponesi, che avevano proibito agli isolani il possesso di qualsiasi arma. Nacquero numerosi stili di Okinawa-Te o To-De (termini utilizzati per individuare quello che oggi chiamiamo Karate-dō) e presero il nome dei villaggi in cui furono creati: Shuri-Te, Naha-Te, Tomari-Te, ecc...

Un maestro di Okinawa, Gichin Funakoshi, per primo presentò e divulgò il Karate in Giappone con dimostrazioni nelle principali città dell'arcipelago seguito da altri maestri che nel frattempo avevano lasciato l'isola di Okinawa con lo stesso scopo.

In questo periodo il Karate, integrandosi con il Budō giapponese, divenne Karate-dō (Via del Karate) trasformandosi da metodo di combattimento esclusivamente utilitaristico in «Dō» cioè «Via» di sviluppo fisico e spirituale.

Il termine Karate-dō è scritto ricorrendo a tre kanji (ideogrammi), il primo, Kara, significa vuoto, il secondo Te significa mano ed il terzo dō significa Via.

Il kanji kara può essere interpretato in due modi. La prima e più conosciuta definizione (anche se è la meno sottile) ricorda che, attraverso la pratica del Karate vengono studiate tecniche di autodifesa senza uso di armi che non siano mani, piedi ed altre parti del corpo umano.

La seconda definizione rispecchia la filosofia delle arti marziali e della spiritualità orientale bene espressa dalle parole del M° Gichin Funakoshi: «Come la superficie lucida di uno specchio riflette tutto ciò che le sta davanti ed una valle silenziosa riporta ogni più piccolo suono, così il praticante di Karate deve rendere il proprio spirito vuoto da ogni egoismo e malvagità in uno sforzo per reagire convenientemente dinnanzi a tutto ciò che può incontrare. Questo è il significato del termine Kara, o vuoto, in Karate».

© Marco Forti
riprodotto con il consenso esplicito dell'autore