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lunedì, dicembre 21, 2009
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Jigai (自害, Jigai?) era un tradizionale metodo di suicidio rituale praticato dalle donne in Giappone per mezzo del taglio della vena giugulare, con un coltello tantō (una lama di 15-30 cm) o kaiken (di 15 cm). Spesso veniva nascosto prima dell'atto sotto la cintura (chiamata obi) del kimono.
Il jigai è l'equivalente femminile del seppuku, il suicidio rituale praticato dai guerrieri samurai, conseguito tramite un profondo taglio dell'addome. Anche se, differentemente dal seppuku, si può compiere jigai senza assistenza (nel seppuku veniva individuato un kaishakunin che avrebbe tagliato una parte del collo al suicida). Per questo motivo si sarebbe notato un minimo sfiguramento del volto.
Prima di commettere jigai spesso una donna si legava insieme le ginocchia per far trovare il proprio corpo in una posa dignitosa, passate le convulsioni ante-mortem. Questo atto era spesso praticato per preservare l'onore se ci fosse stata un'imminente sconfitta militare o per prevenire uno stupro. L'esercito invasore, una volta entrato in una qualche abitazione, avrebbe visto la padrona di casa, seduta da sola, con la faccia rivolta dalla parte opposta rispetto alla porta ma una volta arrivato da lei, avrebbero scoperto che la stessa si era precedentemente e silenziosamente tolta la vita.

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